Tasso di cambio: cos’è e a cosa serve

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Che cos’è il tasso di cambio?

E perchè tanti se ne preoccupano soprattutto quando fanno trading?

Il Tasso di cambio: cos’è e a cosa serve

Per poter scambiare beni e servizi tra diverse nazioni vi è la necessità di comprare e/o vendere le rispettive valute nazionali.

Il prezzo della valuta che viene messo a confronto con quello di una seconda per poter essere scambiato viene definito: tasso di cambio.

Il suo valore  è dato dal valore di mercato che subisce continui cambiamenti giornalieri in base alle variazioni delle quotazioni.

Queste oscillazioni dipendono da diverse variabili di natura finanziaria relativa all’andamento del Paese, alle esportazioni/importazioni, ai tassi di interesse delle banche centrali e da molti altri fattori.

Esistono due diverse tipologie di tasso di cambio, quello nominale e quello reale.

E bisogna fare attenzione a non confonderlo con il tasso di interesse: qui ti spiego cos’è.

Vediamo le differenze.

I due tipi di tasso di cambio

Il tasso di cambio nominale è la  semplice differenza tra le due valute, si tratta quindi, in matematica semplice del caso, di quanto di una valuta (es: dollari) serve al momento attuale per comprarne un’altra (es: euro).

Questa tipologia di tasso, come abbiamo visto, subisce un apprezzamento o un deprezzamento in base alle oscillazioni di natura finanziaria.

Il tasso di  cambio reale, invece, fa riferimento alla differenza di prezzo tra beni nazionali e beni esteri. 

Se supponiamo di avere un cambio euro/dollaro di 1,50, acquistando un prodotto in Italia dal costo di 10 mila euro, lo stesso prodotto costerà 15 mila dollari negli Stati Uniti.

Tuttavia, nonostante la differenza di costo, il valore reale del prodotto sarà il medesimo.

In altri termini, il tasso di cambio reale può essere espresso con l’equazione:

(tasso di cambio nominale * prezzo nazionale) / prezzo estero

Un altro fattore da tenere in considerazione sono i sistemi internazionali di cambio, che si differenziano in fisso o variabile.

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Il sistema fisso

In un sistema fisso sono i due paesi stabiliscono il rapporto tra le rispettive valute e si impegnano a mantenerlo nel tempo mediante l’acquisto (o la vendita) di riserve di valuta straniera.

Questo tasso viene anche stabilito ancorando una moneta ad un’altra moneta, che a sua volta è ancorata all’oro.

Questo era il metodo applicato fino al 15 agosto del 1971, quando il presidente Nixon annunciò che non sarebbe stato più possibile convertire il dollaro USA in oro.

In questo tipo di sistema la variazione giornaliera del cambio è minima.

Un tasso di cambio fisso può essere considerato come conveniente per le aziende che acquistano e/o scambiano beni con l’estero, perché sarebbe in grado di eliminare l’imprevedibilità delle variazioni del tasso di cambio tra due valute.

Nel tempo però molti paesi hanno scoperto che il sistema di tasso fisso era limitativo e molto costoso da mantenere.

Il sistema variabile

Il sistema a tasso di cambio variabile, invece, lascia che sia il mercato a stabilire il valore della propria valuta.

In questo modo si permette alla valuta di oscillare ed essere soggetta alle leggi di domanda e offerta applicabili a qualsiasi altro bene.

Quando dunque vi è una forte domanda per la valuta di un paese, il valore di quest’ultima aumenta rispetto alle altre.

La domanda può essere determinata da diversi fattori come il gusto dei consumatori (che possono preferire i prodotti di quel paese), all’inflazione, oppure dalla speculazione.

Non c’è da stupirsi, quindi, che i tassi di cambio siano  generalmente più volatili nei sistemi variabili.

Secondo le stime di alcuni economisti, la volatilità dei tassi di cambio è aumentata del doppio dalla fine del sistema a tasso fisso.

In preparazione all’introduzione della moneta unica, nel 1979 l’allora Comunità economica europea (CEE) introdusse un sistema per ridurre il tasso di variabilità e garantire così maggiore stabilità nei cambi tra valute dei paesi europei, prima del passaggio definitivo all’euro.

Nacque così il Sistema monetario europeo,  basato allora su valute diverse tra loro.

 

La BCE indica i tassi di cambio?

Ogni giorno intorno alle ore 16.00 la BCE pubblica i propri cambi di riferimento dell’euro nei confronti di 31 valute.

Questi cambi di riferimento sono però  a puro titolo informativo ed utilizzati dalle imprese e dal pubblico per la compilazione di bilanci e/o rapporti statistici.

I tassi di cambio delle 31 valute rispetto all’euro corrispondono alla media dei tassi di acquisto e di vendita e non riflettono necessariamente i tassi ai quali sono state condotte reali operazioni di mercato.

Quando si effettua un cambio di valuta, il tasso applicato è ricavato dai tassi di mercato in tempo reale.

Il tasso di cambio quindi non è un obiettivo di policy della Banca centrale europea.

La BCE non cerca di influenzare il cambio attraverso le proprie operazioni di politica monetaria. Le grandi economie riunite nel G20 si sono impegnate ad astenersi dalle svalutazioni competitive e a non assumere come obiettivo i tassi di cambio a fini concorrenziali, evitando al tempo stesso qualsiasi forma di protezionismo.

Davide Cassaghi