Ribasso del Petrolio: cosa sta succedendo?

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Il prezzo del petrolio è in ribasso, ma è solo colpa del Coronavirus?

Ha raggiunto ormai quasi quota 20$, fare la benzina potrebbe presto essere gratis?

Scopriamo i 3 motivi principali dietro la crisi petrolifera di queste ultime settimane.

La guerra del petrolio

Iniziamo come sempre dalle premesse, perché la crisi petrolifera che si sta svolgendo è l’esempio di come economia ed equilibri geopolitici siano connessi.

Stati Uniti – Arabia Saudita – Russia è questa la triade che si sta litigando sulla produzione di petrolio portando il greggio al ribasso.

I tre paesi sono i tre principali esportatori dell’oro nero e tra loro non corre da sempre buon sangue.

Ad ognuno di loro produrre petrolio ed estrarlo comporta poi l’applicazione sul prodotto finale di prezzi differenti, vediamoli.

All’Arabia Saudita, ad esempio, produrre petrolio costa in media 10$ al barile.

Ciò vuol dire che un’azienda araba per produrre un barile di petrolio spende all’incirca mediamente 10 dollari al barile.

In Russia in media un’azienda petrolifera per produrre un barile di petrolio spende invece in media 15 dollari al barile.

Negli USA il processo di estrazione del petrolio è diverso rispetto a quello dei paesi arabi o dei paesi russi.

Le aziende americane infatti per estrarre petrolio utilizzano una propria tecnologia che è diversa e che rende il processo più costoso, ma in media un’azienda americana per produrre un barile di petrolio spende all’incirca 40 dollari al barile, insomma il quadruplo dell’Arabia.

Ve n’è qualcuna un po’ più efficiente che riesce a ridurre i costi ed arrivare ai 25-30 dollari al barile, ma la maggior parte spende molto di più.

Ecco qui che di conseguenza diventa immediatamente tutto più chiaro.

Tra Russia e USA le distanze rimangono nette.

La Russia ha deciso infatti nelle ultime settimane di non tagliare al minimo la produzione di petrolio.

Questo perché, mantenendo uguale l’offerta, il prezzo del petrolio scende.

Ma se scende a 20$ al barile, il Paese potrà ancora trarre profitto, mentre gli USA andranno in negativo e ben presto le società statunitensi saranno costrette a sospendere la produzione.

Entrambe non hanno fatto i conti con l’Arabia Saudita.

Forte di soli 10$ al barile, invece che mantenere stabile la produzione l’ha addirittura aumentata, e tutti naturalmente sono corsi dal paese.

I prezzi, visto l’aumento dell’offerta, hanno fatto il loro gioco scendendo ancora.

Ma questa larga offerta non è stata sostenuta dalla domanda ed ecco già spiegato parte del calo del petrolio.

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Il petrolio e la Cina

Come ben sappiamo e viviamo in prima battuta, il coronavirus ha bloccato tutto portando ad un’intero crollo dei principali indici.

Iniziando dalla Cina, la seconda super potenza mondiale ha chiuso le sue imprese che vanno avanti proprio grazie al petrolio, con un consumo di quasi 14 milioni di barili al giorno, ossia quanto Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud insieme.

La domanda cinese dell’oro nero è infatti pari al 15% dell’intera quota.

Allo scoppio del virus le quotazioni del petrolio hanno perso quasi subito il 3%, non scendevano sotto tale livello da oltre un anno.

Sarà sicuramente uno dei cali più spaventosi nella storia del greggio.

Bloomberg ha stimato che la domanda cinese dall’inizio della quarantena è scesa di circa il 20%.

L’impatto del coronavirus sull’intera domanda di petrolio

A causa dello scoppio della pandemia del coronavirus i prezzi del petrolio sono in grandissimo ribasso.

Ciò è dovuto al fatto che il lockdown quasi mondiale ha costretto le imprese a chiudere.

Come sappiamo, le compagnie aeree che sono tra le maggiori consumatrici di petrolio sono bloccate.

Ugualmente anche il settore navale ha visto una forte contrazione degli scambi e, in generale, l’intero settore dei trasporti e tutte le infrastrutture sono oramai ferme.

E se si fermano non domandano, e di fronte già ad un surplus di offerta il prezzo non può che scendere.

Ad oggi la domanda è infatti scesa a solo 30 milioni di barili al giorno: ha perso praticamente 90.000 barili giornalieri rispetto all’anno scorso.

Il ribasso non è ancora finito, considerando che il ritorno alla normalità appare ogni giorno più lontano.

La società di consulenza Rystad Energy afferma che potremo essere di fronte al più grande surplus petrolifero della storia in un singolo trimestre.

Ciò determinerà la crisi degli impianti di stoccaggio e questo significa che in pochi mesi se la domanda non riprende avremo pieni anche tutti i serbatoi.

Quest’ultimo punto ci porta così al terzo motivo che ha portato al calo della domanda e al ribasso del prezzo del petrolio, ovverosia l’OPEC.

L’OPEC e il ribasso del petrolio

Il 31 marzo l’OPEC – L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, si doveva incontrare per ridefinire gli accrordi per la produzione di petrolio.

L’incontro si è tenuto, ma purtroppo, come spesso accade in queste situazioni, hanno prevalso gli interessi personali e la Russia si è detta contraria a voler ridurre la produzione.

Ciò nonostante, essendo la situazione insostenibile, si è cercato di addivenire ad un accordo, e per questo tra maggio e giugno tutti e tre i Paesi taglieranno la produzione a 10 milioni di barili e così decrescendo nel taglio anche nei mesi successivi.

Il buon senso ha prevalso, la crisi sarà lunga e nessuno stato sarà esente da ripercussioni.

Se l’economia non ripartisse si corre ormai seriamente il rischio che il prezzo del barile arrivi a 10 dollari, valore toccato ben nel lontano 1998.

Ma se si è arrivati ad un accordo perchè oggi il petrolio continua a scendere?

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Petrolio perché continua il ribasso?

Nonostante l’intesa raggiunta oggi il petrolio continua la sua ridiscesa nel pozzo, come mai?

Cosa lo influenza?

Qui vedete il grafico ad oggi, potete notare il ribasso sostanziale del petrolio rispetto ad un anno fa o anche soli pochi mesi fa, siamo arrivati alla soglia dei 20$ al barile e sicuramente scenderà.

Il peggiorarsi e protrarsi della pandemia non rassicurano sulla ripresa della domanda, così come il taglio dell’OPEC considerato dagli analisti, e apparentemente dagli stessi investitori, molto ridotto al confronto con il surplus che inevitabilmente si sta generando.

Infine ed eccoci arrivati all’ultimo motivo per cui il petrolio oggi sta continuando il suo calo: il Messico.

Il Paese infatti ha deciso di non sottostare al momento alle decisioni dell’OPEC e non tagliare la sua produzione, anche qui la politica rimane l’elemento nascosto ma guida delle decisioni.

Ad oggi così non resta che aspettare la riunione del G20 e vedere se si arriverà ad un accordo ed ulteriore taglio nella produzione.

Conviene investire oggi, forti del ribasso del petrolio?

Tra pandemia e tensioni politiche è possibile che il prezzo del petrolio rimanga basso e che rimangano dubbi anche su un suo futuro e sostanzioso rialzo.

Ma conviene investire nel petrolio?

Il petrolio così basso ha attirato l’attenzione di tanti aspiranti investitori, ma di fatto scommettere sul petrolio non porta soldi facili e sicuri.

Bisogna infatti avere un orizzonte temporale sufficientemente lungo, bisogna anche capire che non necessariamente si guadagnerà, anzi si potrebbe perdere dei soldi.

E poi bisogna trovare gli strumenti che ci permettono di accedere in maniera efficiente all’investimento sul petrolio.

Infatti, ammesso che volessimo investire nel petrolio, poi bisogna trovare lo strumento giusto e non è facile trovare lo strumento giusto, perché molti strumenti che investono sul petrolio sono ad oggi inefficienti.

Prima di comprare il petrolio bisogna da ultimo sempre considerare la componente di rischio specifico che esso reca in sè.

Non sarebbe meglio optare a questo punto per prodotti più diversificati?

Investire nel petrolio potrebbe non essere un investimento premiante come in passato, ciò a causa anche e soprattutto di una componente spesso trascurata: la sostenibilità dell’investimento.

Se tutti si voltano al settore green, che fine farà chi ha investito in petrolio?

Perciò perché scommettere sul petrolio quando abbiamo la possibilità in questo momento di investire nell’economia globale?

Per l’economia globale vuol dire avere un investimento decisamente più diversificato, soprattutto per chi non sa come investire in tempo di crisi e cerca una guida.

Non prenderci nessuna scommessa su nessuna singola azienda e su nessun singolo settore, in particolare in questi tempi può essere la strategia più adatta.

Inoltre avremmo a disposizione una serie di strumenti molto più efficienti che ci permettono di investire nell’economia globale in maniera decisamente migliore e a minor costo, come ad esempio gli ETF.

E voi siete spaventati di questi cali del petrolio?

Alessandro Moretti