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Sono in arrivo nuovi minimi sui mercati o la ripresa è iniziata?
Si chiamano “waterfall declines“, le crisi economiche a cascata, e anche quella che stiamo vivendo dettata dal coronavirus è una di queste.
In questi casi, il 70% delle volte i mercati azionari testano nuovi minimi.
I 3 fattori che influiscono sui minimi dei mercati
In molti hanno usato le lettere per indicare il la correzione del mercato azionario: a V, a W, a U sono solo alcune di esse.
Ma chi ha ragione?
Forse un po’ tutti.
Ci sono tre dimensioni da considerare:
- Settoriale: ad esempio, per una agenzia di viaggi la ripresa sarà diversa rispetto a un ospedale.
- Geografica: perché le varie regioni sono state colpite in modo diverso e stanno reagendo diversamente. Avere un business in Svezia o in Norvegia non è certo come averlo nel Sud della Spagna.
- Basi economiche: chi è entrato in questa crisi con poco debito e tanta liquidità, in modo solido, avrà una fuoriuscita in modo diverso rispetto a chi aveva già molti debiti.
Probabile, quindi, che tutte quelle lettere citate si verificheranno a seconda dei casi e che ci saranno nuovi minimi sui mercati.
Crisi senza precedenti o paragonabile?
Ogni crisi è diversa e questa non è finita.
Se facciamo delle analogie, a livello di movimenti di mercato questa crisi ricorda quella della fine degli anni ’20 e ciò che abbiamo visto nel 1987, caratterizzate da una discesa molto rapida.
Se, invece, guardiamo ai fondamentali direi che ricorda la crisi petrolifera di metà anni ’70, con uno choc esterno causato dalla domanda.
Per capire come potrebbe evolversi dobbiamo attendere la differenza che ci sarà nei prossimi mesi per vedere se vi sarà una ripresa rapida o questa crisi resterà con noi ancora per un po’ di tempo.
In molti si chiedono se i mercati potranno ancora subire qualche scossone e segnare nuovi minimi.
Analizzando queste cadute a cascata, nel 70% dei casi si torna a testare i minimi. Anche qui, certe azioni le testeranno quasi sicuramente, ma non certo i grandi titoli, come i tecnologici che stanno ben performando ad oggi.
Settori promettenti nonostante i minimi dei mercati
Abbiamo quattro settori da tenere d’occhio e che sicuramente protrebbero crescere grazie alla “nuova situazione”.
Il primo è relativo al tema della sicurezza, da quella personale a quella informatica.
In secondo luogo, il tema della robotica, dato che dopo la crisi le aziende rivedranno la loro supply chain, cercheranno di comprare vicino casa, e questo si può fare solo se si riesce ad automatizzare.
Il terzo settore riguarda la digitalizzazione della sanità, vediamo tante aziende innovative da questo punto di vista, dall’uso della telemedicina alla scoperta dei vaccini.
Infine, la digitalizzazione dell’educazione, dando ai figli una educazione scolastica sfruttando le possibilità fornite dalla tecnologie.
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Il rovescio della medaglia
Se quattro settori risultando dunque molto promettenti per il futuro ce ne sono altri che virano nella direzione opposta e che, da inizio anno, hanno perso più di tutti.
Tutto ciò avviene nel momento in cui il deficit di bilancio raggiunge livelli record, all’apice del ciclo economico, oltre che nel bel mezzo di una crisi sanitaria, le cui conseguenze economiche sono ancora lungi dall’essere quantificate con precisione.
Il Dow Jones (linea blu) e l’S&P 500 (grafico a candele) sono calati rispettivamente del 17 e dell’11,5% (alla chiusura di martedì 12 maggio).
Peggio è andata al Russell 2000 (linea arancio), un indice azionario di società a bassa capitalizzazione, che registra un saldo in rosso da gennaio del 24%.
Il mese di aprile è stato un mese record per Wall Street, il migliore dal 1987.
Questo mentre continuano a susseguirsi una serie di record negativi per quanto riguarda gli indicatori economici a livello globale.
Nonostante il forte rimbalzo in USA, la tensione resta alta, come sembra suggerire il future del VIX, ovvero l’indice che misura la volatilità implicita dell’indice S&P500 .
La curva forward del future, rispetto al contagio di inizio anno (curva rossa), mostra attualmente un mercato in backwardation (curva gialla).
Un’inclinazione forse minore di una settimana fa (curva verde), ma pur sempre tipica di un mercato in disequilibrio dal lato della domanda.
Ad indicare che gli investitori istituzionali ed hedge funds temono ancora volatilità di breve e dunque sono disposti a pagare caro la copertura.
Ma a pagare il conto più salato nella tempesta azionaria, scatenata dal coronavirus sono stati soprattutto i mercati azionari del Vecchio Continente:
- Stoxx Europe 600 -19,4%, (linea arancio)
- Euro Stoxx 50 –24.5%(linea azzurra)
- Parigi (grafico a candele), che spicca in cima alla classifica delle perdite: da inizio anno il CaC40 segna -27%
Segue a ruota Piazza Affari con il Ftse Mib che registra una flessione del 26,3% e il Ftse 100 di Londra (indice azionario delle 100 società più capitalizzate quotate al London Stock Exchange).
Meglio è andata al Dax di Francoforte (-20%).
Tra gli indici che hanno limato le perdite spicca il Ftse Star di Milano (-15,5%).
Più ridotte le perdite in Asia: dal primo gennaio l’Hang Seng di Hong Kong e il Nikkei 225 di Tokyo hanno lasciato sul terreno il 14% circa.
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Spread: quiete prima della tempesta?
Avvio in calo per lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario dei titoli di Stato europei nella giornata in cui si riunisce l’Eurogruppo.
Il differenziale di rendimento tra il decennale italiano benchmark e il titolo tedesco di pari durata è indicato in avvio a 238 punti base dai 239 punti del closing della vigilia.
In lieve calo anche il rendimento del BTp decennale benchmark, indicato all’1,84%, dall’1,85% del riferimento precedente.
Nonostante lo scudo protettivo della BCE sono tanti i fattori che possono spingere lo spread oltre i 300 punti base.
Se analizziamo l’andamento dei rendimenti dei titoli benchmark per le scadenze a 1 anno, 5 anni, 10 anni e 30 anni, possiamo capire come l’allentamento delle tensioni è soprattutto rilevato sulle scadenze più a breve.
Mentre su quello a medio/lungo termine i rendimenti rimangono su livelli molto elevati, soprattutto se confrontati con altri Paesi europei.
Comparando l’andamento dei rendimenti dei bond decennali italiani (linea rossa) con Spagna (linea gialla), Portogallo (linea verde) e Grecia (linea blu), possiamo notare come la calma sull’obbligazionario sia solo apparente e soprattutto legata agli acquisti della Banca Centrale Europea.
Qui puoi scoprire invece molte opportunità di corsa se vuoi investire.
Guardando avanti sono diversi i fattori che possono mettere ancora più pressioni sullo spread italiano. In particolare vengono indicati:
- A) Il MES
- B) Le Scelte della Banca Centrale Europea
- C) Le scelte del Governo italiano e le incertezze della politica italiana
- D) Gli sviluppi dell’emergenza coronavirus
- E) Le Agenzie di Rating
- F) La Commissione Europea e il Recovery Fund
Per evitare una nuova fiammata dello spread verso i 300 punti base, sarà necessario che la BCE mantenga il proprio impegno di difesa dell’Eurozona.
La Bce può dare un’accelerazione nel processo di creazione del Recovery Fund con il rafforzamento del budget europeo 2021-2027 o, l’introduzione di un potere fiscale autonomo concesso alle istituzioni europee che assieme al budget europeo possano garantire l’emissione di “eurobond”.
E voi cosa ne pensate: ci saranno altri minimi sui mercati e di quanto?
Davide Cassaghi