Che cos’è il Deficit/PIL e in Italia quant’è?

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09Deficit/Pil e rapporto debito Pil, cosa sono e perchè dovremmo prestarvi attenzione?

Sappiamo la differenza tra il rapporto deficit/Pil rispetto al rapporto Debito/Pil?

Se pensiamo che il deficit dello Stato negli ultimi anni è stato ridotto dell’1,6% in rapporto al PIL, dobbiamo allarmarci perchè nel 2020 il deficit pubblico, secondo le previsioni del FMI, spaccherà l’allarmante dato dell’10,9% ben oltre la soglia del 3%.

Per questo capire cosa è il rapporto deficit/PIL rimane fondamentale.

Rapporto deficit/PIL: Italia la peggiore

Come stima il FMI – Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico globale è arrivato nell’anno precedente a livelli visti solo a fine seconda guerra mondiale.

Pensate che il debito pubblico inteso come quota del prodotto interno lordo globale è salito al 98% a fine di dicembre, dall’84% del 2019.

Il rapporto debito Pil è salito ancora di più tra i paesi più avanzati che possono indebitarsi a tassi molto bassi.

In generale il rapporto debito Pil è arrivato al 123%, l’anno scorso era al 105%, e per il 2021?

Per il prossimo anno il rapporto debito Pil si incrementerà ancora un poco per poi stabilizzarsi.

Le stime ad oggi parlano di un rapporto pil debito del 125%, ma come sempre la cautela è d’obbligo, considerato che la pandemia non si è ancora conclusa.

Le chiusure e gli stop necessari per evitare il crescere dei contagi e inutili e dolorose perdite di vite hanno impattato su Pil e debito pubblico.

Era naturale e inevitabile che il rapporto Pil debito pubblico ne venisse colpito e ugualmente il rapporto deficit Pil.

Potrebbe sembrare assurdo, ma le chiusure e i fermi hanno evitato situazioni ben peggiori, soprattutto per il futuro.

Ma se nel mondo il rapporto Pil debito pubblico è quasi al 100%, qual è il valore del rapporto debito PIl Italia?

Lo stesso FMI ha confermato come abbiamo la medaglia d’oro della crescita, ma non quella buona, eh no siamo Ferrari nel far crescere il rapporto pil debito pubblico in negativo.

Pensate che il rapporto debito Pil dell’Italia nel 2020 è al 157,5%, non solo, il Fondo ha alzato anche la previsione per il 2021 sul valore del 159,7%.

Il nostro Paese, come conferma l’Osservatori CPI, è lo Stato che ha aumentato di più il debito pubblico in rapporto al Pil, si parla di un +22,9%, in questo caso il fenomeno è naturale: di fronte a crisi congiunturali paesi con situazioni già pericolose aumentano di più il rapporto pil debito pubblico.

Ma cosa si indica quando si parla di rapporto debito PIL?

Scopriamo una volta per tutte cos’è il debito, perchè non sempre è tutto cattivo.

Il pil, cos’è e come si calcola il Pil procapite, il significato differente rispetto al Pil e infine il rapporto di queste due misure con il deficit il cui significato viene spesso confuso con il debito.

Iniziamo scoprendo subito il Pil cos’è e come si misura e il significato prodotto interno netto, lorodo e pro capite.

Cos’è il Pil

Chi cerca la definizione PIL deve sapere che il Pil deriva dall’acronimo di Prodotto Interno Lordo, ossia un numero che indica quanta ricchezza un Paese ha prodotto, si usa per misurarne il livello di benessere.

Misura il valore di tutti i beni e servizi finali, cioè quelli destinati al consumo finale che vengono prodotti all’interno del confine nazionale in un determinato arco temporale.

Il periodo di solito preso a riferimento è un anno.

Nel pil signifato del termine interno indica che contribuiscono al Pil tutti i prodotti e servizi realizzati all’interno del confine nazionale questo vuol dire che non rientrano i prodotti e servizi realizzati da aziende italiane all’estero.

Rientrano quelli invece realizzati in Italia.

Quando parlo di prodotto intendo tutti quei beni di solo consumo prodotti in uno Stato, dal panino alla scatola delle scarpe, purché siano leciti.

Non rientrano nel significato di PIL le attività criminali o il lavoro in nero.

Si parla di prodotto interno lordo, perché quando si stima il PIL si considerano anche gli ammortamenti ovvero la perdita di valore del capitale (ad esempio l’usura degli impianti di un’azienda, la sostituzione di vecchi software con altri più aggiornati).

Nel Pil il significato di prodotto interno netto indica la definizione PIL depurato di tali ammortamenti, e così il PIL prodotto interno netto diventa PIN.

Se questi venissero sottratti al PIL, avremmo il prodotto interno netto.

Ma come si calcola il PIL?

Esistono 3 metodi diversi per capire il calcolo del PIL.

Vediamo la definizione di PIL come spiegato ai bambini, con la stessa semplicità cerchiamo di capire i tre metodi su come si calcola il PIL.

Il primo metodo di come si calcola il PIL è il metodo spesa, esamina il PIL dal lato della domanda, cioè dal punto di vista dei consumatori.

In questo caso il Prodotto interno lordo indica il consumo e cioè le spese delle famiglie, gli investimenti privati di aziende e famiglie, le spese dello stato per la pubblica amministrazione ecc.

In questo caso come si calcola il PIL è dato dalla seguente formula del PIL: Y(PIL)=C+I+G+(X-M)

Imparate a memoria questa formula del PIL, è breve ma spiega e dà una definizione chiara del PIL.

Inoltre, è proprio da questa definizione che si parte quando si vuole anche valutare l’efficacia di alcune azioni.

Ogni singola variabile dai consumi all’investimento hanno un diverso moltiplicatore”, ossia hanno effetti sull’economia diversa.

Ecco perchè fare debito per fare investimenti è meglio per il rapporto debito pil che spendere solo per consumi.

 Il secondo e terzo metodo per trovare cos’è il PIL

Il secondo metodo di come si calcola il PIL,  che dà una definizione di PIL diversa è il metodo del valore aggiunto.

Questo secondo significato indica il Pil, cos’è e il valore dal punto di vista dell’offerta, cioè di chi produce e vende i beni, quindi le materie prime, i semilavorati ecc.

Il significato di PIL indica che con questa formula esso si modificherà in base al Valore Aggiunto, che non è altro che la differenza tra il ricavo della vendita un bene ed il costo per produrlo.

Infine, l’ultimo metodo di come si calcola e per capire il Pil cos’è consiste nel metodo dei redditi.

Questo metodo dà una definizione di PIL dal punto di vista del lavoro e del capitale: gli stipendi dei lavoratori e i profitti delle imprese.

Capite che PIL e debito pubblico, e la generale economia, sono profondamente legati?

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Che cosa è il PIL differenza tra valore reale e nominale

Come ogni misurazione economica, inoltre, il PIL può essere calcolato in termini nominali e in termini reali, in questo caso il significato PIL e la sua influenza possono differentemente influenzare le valutazioni e le scelte economiche e politiche prese da uno Stato.

Calcolare il PIL in termini reali significa tenere conto del valore espresso dalla moneta corrente.

Cos’è il PIL in termini nominali significa isolarlo dalla variazione dei prezzi dei beni prodotti, ossia l’inflazione.

Cos’è Il PIL: Il legame PIL economia che lo rende così importante

Perché il legame PIL economia è tanto importante?

Beh, perché lo abbiamo visto dalla definizione PIL, si tratta di una grandezza macroeconomica.

Sull’andamento passato e presente del PIL o del rapporto debito pil e del deficit, gli economisti possono fare stime sugli andamenti futuri.

Dal rapporto e confronto tra PIL ed economia, dalle previsioni positive o negative si decide come e dove destinare le risorse economiche di un Paese.

Avere un prodotto interno lordo alto indica una migliore qualità della vita all’interno di uno Stato.

Conoscere il rapporto debito Pil di uno stato ci permette di fare confronti anche tra Pil e rapporto debito Pil di un altro Stato e valutare così l’andamento di determinate politiche pubbliche.

Consente di comparare la crescita economica di due Stati ed è un indicatore che è legato ad altre grandezze come: sanità, istruzione, previdenza pubblica.

Il rapporto debito PIL e il deficit consente di comprendere la capacità di uno Stato di fare fronte agli impegni presi, ad esempio di natura finanziaria.

Eppure il Pil è differente rispetto al Pil procapite.

PIL e PIL Procapite: significato e differenze tra i due termini

Il Pil e PIL pro capite o reddito pro capite sono due grandezze diverse, qual è il significato di pro capite.

Per capirlo vediamo come si calcola il PIL pro capite, il cui significato non è altro che la quantità di PIL prodotto però da una singola persona.

Come si calcola il PIL procapite?

In realtà è facile, e nel calcolare il reddito pro capite si parte dal significato Pil.

Si parte dalla definizione PIL e sul valore del prodotto interno lordo si farà la divisione che vede PIL e numero totale della popolazione di uno stato, il risultato sarà proprio il PIL pro capite espresso di solito in termini di unità di moneta per un anno.

Dalla definizione di PIL avrete capito come esso sia anche fondamentale nel capire il debito di un Paese, ma del rapporto pil debito pubblico ne parleremo più avanti.

Cos’è Il PIL: Cosa significa PIL per l’Italia?

Cosa significa PIL, la definizione l’abbiamo vista, ma come va il prodotto interno lordo italiano?

Come procede il PIL, l’economia nel nostro Stato, cosa ci dice questo indice?

Dal 2014 al 2018, l’Italia è stata sempre agli ultimi posti nell’Eurozona.

Se si guarda al 2017 l’Italia è cresciuta dell’1,6%, che è il dato più alto degli ultimi anni, ma nonostante questo gli altri paesi sono cresciuti di più.

Negli ultimi anni l’Italia è diventato il fanalino di coda dell’eurozona con un valore stimato addirittura sotto zero per il 2019.

Il peggiore di tutta l’Europa e con la pandemia non è andato meglio, abbiamo raggiunto il -8,3%, come possiamo leggere dall’immagine seguente estratta da un articolo di gennaio 2021 dal Sole 24H.

E nei prossimi mesi le stime sul prodotto interno lordo non sono incoraggianti, tanto che per la ripresa, e per vedere un ritorno positivo, dovremo aspettare il prossimo anno.

La produzione stagnante, così come l’economia, le lungaggini burocratiche dell’intero sistema giuridico non avvantaggiano la ripresa del PIL dell’economia italiana, se poi a tutto questo uniamo la pandemia, il crollo era inevitabile, ma l’importante, come accadde per il dopoguerra, è rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

Solo così e agendo strategicamente possiamo recuperare in Pil e ridurre il rapporto debito PIL.

Cos’è Il PIL: Cosa significa PIL per l’Italia?

Nell’immagine in basso possiamo vedere l’impatto del coronavirus sul PIL italiano, sarà notevole.

Tenere sotto controllo tale misura e agire sulle altre variabili economiche è fondamentale per evitare, come ha affermato qualche mese fa Boccia, che si passi da una recessione congiunturale a una strutturale, lasciando l’Italia quindi in una recessione il cui esito è incerto.

Il rapporto Deficit/Pil

Il rapporto deficit/Pil perciò è semplicemente il rapporto tra la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato e il suo Pil.

Dunque entrate meno uscite al numeratore e tutto diviso il Pil al denominatore.

Perché è importante il deficit di bilancio

Innanzitutto perché, stando a quanto sancito dal Patto di Stabilità e Crescita, ogni Stato dell’Unione monetaria è tenuto ad avere un rapporto deficit/Pil non superiore al 3%, con alcune eccezioni di deroga, ma sono eccezioni.

Per il 2021 tale patto è sospeso, ma ciò non toglie che, passata l’emergenza pandemica, dovremo tornare sui livelli di “sicurezza”.

Un eventuale sforamento di questa soglia porterebbe il consiglio dell’Unione Europea ad avviare una procedura di infrazione per deficit pubblico eccessivo.

Lo Stato inadempiente sarebbe costretto ad adottare delle misure correttive per riportare il rapporto sotto il 3%.

Come hanno fatto anni fa con la Grecia.

Quando quindi, come sta succedendo ora, la spesa pubblica aumenta per cause urgenti o presunte tali cosa succede?

Il deficit dello Stato si ingigantiscce e il rapporto deficit/Pil si guadagna la ribalta su tutti i giornali perché  si decide di spendere di più, ma si incassa sempre lo stesso o peggio, anche meno.

Quando questo rapporto  sale pericolosamente rischiando di sforare questo famoso 3% si entra in allarme, ecco perchè un dato per il disavanzo pubblico dell’10,9% non può che far scampare un grande campanello d’allarme.

C’è da dire però una cosa, se io aumento le spese a parità di entrate per simulare una crescita, da una parte faccio aumentare il deficit statale e quindi, di conseguenza, il rapporto deficit/Pil.

Ma dall’altra, però, le manovre espansive se correttamente studiate ed applicate dovrebbero portare un incremento del Pil e delle entrate così riducendo il rapporto deficit/Pil.

In questo le politiche che toccano la I, ossia gli investimenti, portano a crescite maggiori poiché il moltiplicatore keynesiano in questi casi è maggiore.

In basso trovate una tabella che confronta i diversi rapporti di disavanzo pubblico dei principali Paesi europei fino al 2017.

I tipi di debito

Abbiamo perciò iniziato a introdurre il concetto di come non tutto il debito sia negativo, scopriamo così il debito pubblico e i diversi tipi di debito.

Quante volte abbiamo sentito la parola debito, ma cos’è esattamente e come funziona?

Sapete cosa vuol dire essere debitori e ricevere credito?

In questo articolo capiremo meglio il mondo intorno a noi per riuscire ad essere finanziariamente indipendenti.

La libertà finanziaria ci permette, infatti, di prendere scelte migliori.

Non aspettiamo e capiamo cos’è il debito.

Per capire cos’è il debito e come funziona, dobbiamo prima di tutto parlare del credito.

Questi due aspetti infatti sono estremamente collegati, senza uno non c’è l’altro, un po’ come il simbolo del Tao.

Il credito è una delle componenti principali della nostra economia ed è forse il punto cardine attorno al quale si è costruito tutto il sistema economico moderno.

Ad oggi la quantità di moneta in circolazione è 17 volte minore del credito in circolazione.

Però chi dà questo credito?

Come si crea il debito

Normalmente quando vogliamo chiedere un prestito facciamo riferimento alla banca.

Sia che siamo una persona qualunque sia che agiamo in nome di un’impresa, il principio alla base del funzionamento del credito è sempre lo stesso.

Funziona così.

Chiediamo alla banca di fornirci una certa quantità di denaro e questa valuta 2 cose: se saremo in grado di saldare il conto e che la nostra capacità finanziaria sia adeguata al credito che vogliamo richiedere.

Se valuta positive entrambe le cose decide di firmare l’accordo.

Però accettando l’accordo, oltre al credito che ci viene consegnato grava su di noi anche un debito.

Tale debito dovrà essere ripagato con un cosiddetto interesse.

L’interesse è una delle principali fonti di guadagno per una banca.

Le banche, in quanto istituti creditori, forniscono credito e per questa ragione è propria alla banca dove andiamo a chiedere soldi.

Quando vogliamo comprare una casa oppure espandere la nostra attività commerciale, se non abbiamo il denaro liquido necessario per farlo andiamo da loro e apriamo o un mutuo o un altra forma di credito che ci finanzi.

Viene ora da chiedersi, se la banca ci ha dato i soldi, e noi abbiamo un debito con essa che ha così un vuoto di entrate, com’è possibile che la banca abbia i soldi per dare dei crediti anche ad altri?

E chi e come decide l’interesse che dovremo pagare sul nostro debito?

Come fanno le banche a dare crediti

Le banche private ricevono i soldi dalla Banca Centrale.

Ogni Paese, infatti, ha una cosiddetta Banca Centrale che si occupa di gestire l’andamento economico del suo Paese.

La banca privata riceve i soldi proprio dalla Banca Centrale.

Le banche private non sono che come noi, che chiedono crediti ad un soggetto più forte e con più disponibilità, ma così facendo cosa succede?

Che anche loro si indebitano, questa volta con la Banca Centrale.

Ogni mattina, infatti, le banche private, dette anche commerciali, si mettono in contatto con la Banca Centrale di riferimento per richiedere una certa somma di denaro, in modo molto simile a come noi chiediamo un prestito alla nostra banca di fiducia.

Ma, proprio come noi, anche la banca commerciale, a fronte del credito consegnatole, dovrà poi pagare un interesse alla Banca Centrale.

Il valore di questo interesse viene deciso da diversi esperti che analizzano il mercato, le banche e i tassi generali giorno per giorno e decidono alla fine qual è il tasso di interesse adeguato per quella giornata.

Non è un lavoro semplice.

Ricapitoliamo: le banche commerciali chiedono prestiti alla Banca Centrale, questo prestito servirà alle stesse banche commerciali per dare a loro volta quei prestiti ai privati.

Ogni qualvolta qualcuno presta dei soldi si genera un debito e questo dovrà essere ripagato con un tasso di interesse.

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A cosa serve il credito

Il credito quindi è una delle principali risorse che la Banca Centrale possiede per riuscire a bilanciare la quantità di denaro in circolazione.

Infatti, quando si vuole aumentare il denaro in circolazione la banca centrale diminuisce i tassi di interesse per le banche commerciali.

Diminuendo i tassi che devono pagare le banche commerciali, a loro volta diminuiscono i tassi di interesse per i clienti finali (noi che abbiamo bisogno del mutuo) che saranno più invogliati a richiedere credito e quindi ad indebitarsi aumentando così i soldi in circolazione.

Se invece la banca centrale volesse ridurre l’afflusso di denaro, le basterà aumentare i tassi di interesse.

Aumentando i tassi in questo modo le persone saranno meno invogliate a chiedere credito e quindi ad indebitarsi perché avranno più interessi da pagare.

Si può ora capire che il tasso di interesse applicato sul debito da parte della nostra banca di fiducia è direttamente proporzionale al tasso di interesse che la vostra stessa banca dovrà pagare per il credito richiesto alla Banca Centrale.

Abbiamo approfondito i due concetti di debito e di credito e come entrambi siano importantissimi per la nostra economia.

Ma continuando a scoprire cos’è il debito e come funziona, dobbiamo dirvi che non c’è un solo tipo di debito.

Debito buono e debito cattivo: le differenze

Basta pensare ad un concetto: chiedere soldi per un viaggio è come chiederli per una casa?

Approfondiamo quali sono le differenze fra i due maggiori tipi di debito e soprattutto a cosa bisogna stare attenti quando chiediamo dei prestiti, oppure quando usiamo la carta di credito.

Nella nostra vita prima o poi chiederemo, capita, di dover chiedere un credito alla banca con cui acquistiamo un debito.

Molti lo fanno tutti i giorni.

Sapete come?

Usando la molto nota carta di credito.

Ma siamo proprio sicuri che usare la carta di credito equivalga ad espandere il nostro business, cos’è il debito buono e cos’è il debito cattivo?

E’ bene distinguere fra due tipi di debito in modo da capirli e riuscire a prendere delle decisioni più consapevoli per noi e gli altri.

Ecco allora i 2 tipi di debito che devi conoscere.

Il primo tipo di debito

Il primo tipo di debito è forse quello più comune, quello che facciamo senza scopo di investimento.

Possiamo pensare per esempio alla macchina, al viaggio, o più comunemente alla carta di credito.

La carta di credito infatti è un ottimo esempio per queste tipologie di indebitamento.

In questo caso, infatti, possiamo usare i soldi prestati dalla banca per qualsiasi motivo comprare del pane, comprare una bicicletta o un biglietto del treno.

Possiamo capire come questo tipo di indebitamento non abbia valore di investimento, pertanto non può generare ricchezza.

Bisogna fare molta attenzione se chiediamo in prestito dei soldi che al momento non abbiamo, o che nel breve futuro sappiamo che non avremo: ci stiamo indebitando troppo e impiegheremo così molto tempo per pagare il nostro debito.

Nel frattempo l’interesse si accumulerà e nel caso peggiore non riusciremo più a ripagare l’indebitamento.

E’ molto importante rendersi conto della nostra capacità finanziaria e capire se saremo effettivamente capaci di ripagare il debito che stiamo per contrarre con la banca.

Se quella macchina dei sogni non possiamo ripagarla, forse è meglio non comprarla rimandando l’acquisto solo per un po’.

Il secondo tipo di debito

Il secondo tipo di debito è quello che richiediamo a scopo di investimento o comunque per comprare qualcosa che nel tempo possa acquistare valore.

L’esempio classico cui possiamo pensare è un debito che contraiamo per comprare casa, il famoso mutuo.

Una casa è un vero e proprio investimento, questa infatti nel lungo periodo tende ad aumentare il suo valore.

Ancora, un altro esempio, è l’azienda della zona che ha deciso di espandersi.

L’azienda, infatti, potrà richiedere del credito, indebitandosi per espandere la sua attività commerciale.

Genererà però nuova ricchezza e questa potrà coprire il debito contratto in precedenza e aumentare i suoi ricavi.

La differenza tra i due tipi di debito che devi conoscere

La differenza fra i due tipi di indebitamento è lampante.

Nel primo caso usiamo la carta di credito per comprare oggetti, anche necessari, che una volta acquistati perdono gran parte, se non totalmente il loro valore.

In questo caso se abbiamo contratto un debito maggiore di quello che possiamo permetterci, non sarà neppure possibile rivendere gli oggetti per poter saldare il conto con la banca.

Nel secondo caso, invece, con il credito abbiamo comprato degli oggetti che tendenzialmente non perdono valore,  in molti casi lo creano, in questo modo avremo due vantaggi rispetto a prima.

Il primo vantaggio è che, nel caso in cui non saremo più capaci di pagare il debito, potremo ripagare la banca con la vendita degli oggetti acquistati in precedenza che, come detto, non avranno perso una grossa fetta del loro valore.

Il secondo vantaggio, invece, nel caso dell’azienda per esempio è che, se l’investimento andasse a buon fine, potremo saldare il debito con la  ricchezza generata dal credito.

Pertanto possiamo dire che il debito si sarà ripagato da solo.

In basso un grafico del debito dei Millenials per tipo. Guardate un po’ qual è il primo?

Proprio le carte di credito che superano il debito per prestiti studenteschi.

Attenti e pianificate anche eventuali debiti

Naturalmente anche nel secondo caso le cose potrebbero andare male perché stiamo comunque facendo delle ipotesi sul futuro che, per sua natura, è incerto, pertanto anche in quel caso bisogna sempre stare molto attenti e sapere qual è il limite a cui fermarsi.

Quante volte sentiamo di persone che hanno richiesto un prestito, pagato con la carte di credito per fare una vacanza che non si potevano permettere?

Capire quale tipologia di prestito stiamo contraendo, e quindi chiedersi se quel prestito potrà essere ripagato oppure no, è importante.

Bisogna chiedersi se quel prestito creerà valore o se è veramente necessario per la nostra vita.

Se la conclusione è che il prestito non può essere ripagato nel brevissimo termine come poche settimane oppure se il prestito non potrà generare ricchezza, bè, allora è meglio rimandare a quando avremo maggiore libertà.

Ci auspichiamo che anche questo articolo vi sia stato di aiuto nel capire quali sono i 2 tipi di debito che devi conoscere.

Un esempio concreto del deficit dello Stato

Facciamo un esempio, supponiamo che abbiamo delle entrate per 10 e delle uscite per 20 con un Pil pari a 2.

Il rapporto deficit/Pil sarebbe -5  infatti 10-20=-10 dividendolo per il PIL=2 si ha -10/2=-5.

Oggi aumento le uscite da 20 a 30 per stimolare la crescita.

Il rapporto deficit/Pil passerebbe da -5 a -10 perché 10-30= -20 diviso 2, il Pil, fa -10.

Domani però se il Paese cresce il Pil passa magari da 2 a 5 il nuovo rapporto deficit/Pil cambierebbe sarebbe quindi di 10 le entrate – 30 le uscite che fa -20 diviso però 5, e non più diviso 2.

Quindi non sarebbe più  -20/2 = -10

Ma sarebbe -20/5 = -4

-4 è più basso del -5 del primo esempio.

Tra l’altro una crescita economica porterebbe anche a far aumentare le entrate per lo Stato.

Se ad esempio passassero da 10 a 20 avremo un nuovo rapporto deficit/Pil uguale a 20-30=-10 che diviso 5 fa -2.

Quindi siamo passati da un -5 iniziale a un -2 finale e passando proprio attraverso un aumento della spesa e quindi un aumento del disavanzo pubblico.

Questo qui è un semplice esempio per far capire come lavorano le variabili tra loro.

Potrebbe succedere che un aumento della spesa e quindi un aumento del deficit statale non porti poi un aumento del Pil e delle entrate e quindi non farebbe altro che aggravare ancora di più la situazione.

Ma bisogna anche fare molta attenzione a non confondere il rapporto deficit/ Pil con il debito.

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Il rapporto deficit/PIL e il debito di uno stato

Tale rapporto deficit/PIL mette in relazione la differenza negativa tra le entrate e le uscite con la ricchezza dello Stato in modo da definire anche la possibilità di ripagare questo debito accumulato.

Il rapporto deficit/pil è anche noto come disavanzo ossia una situazione in cui le uscite superano le entrate, ciò vale sia per uno Stato sia per un’impresa.

Per uno Stato il deficit deriva dalle uscite come le spese per sanità, istruzione, amministrazione pubblica, al contrario le entrate saranno date da imposte, il gettito fiscale, e investimenti.

Il debito pubblico, invece, è il debito che uno Stato ha nei confronti di un qualsiasi altro creditore che può essere un altro Stato, le banche, i privati e non deve mai superare i il limite del 60% così come deciso dall’Unione Europea.

Su quanto debba essere grande questo rapporto vi sono svariate teorie che per semplicità evitiamo in questa sede di approfondire.

Il deficit/Pil è un valore quindi importantissimo e va tenuto costantemente sott’occhio.

Un aumento del deficit può portare a delle tensioni sui mercati finanziari, soprattutto quando un Paese si trova con un debito pubblico già abbastanza elevato come quello italiano.

Inoltre ovviamente se la crescita si mantiene bassa aumenta il debito pubblico, che in parte viene anche finanziato con BOT e BTP.

Immaginate una persona indebitata fino al collo con un reddito bassissimo e sempre uguale che vi chiede un ulteriore prestito, glielo accrodereste?

Più o meno l’Italia, con il suo rapporto deficit/Pil, vi è la medesima situazione del nostro amico.

Differenza tra deficit/pil e tra rapporto debito pubblico Pil

Il deficit lo abbiamo visto viene calcolato in base al Pil in questo modo indica la possibilità di ripagare il debito pubblico.

Rapportandolo al Pil questo indicatore non risente così dell’inflazione e per questo si dice che il deficit/pil ignora il processo inflativo.

Ma qual è la differenza in maniera semplice tra deficit/pil e il rapporto debito pubblico Pil?

Il deficit è una misura che rimane legata al singolo esercizio il debito pubblico tiene conto di tutto il debito accumulato nel tempo da uno Stato.

Se c’è deficit significa che c’è anche debito o sicuramente vi sarà se non si prevedono misure di rientro come applicare nuove tasse o al contrario diminuendo le uscite.

Il debito è una misura “stock” mentre Pil e deficit sono misure di flusso.

Secondo le regole dell’ormai poco noto fiscal compact la riduzione di 1/20 del debito per l’Italia, sarebbe necessaria una crescita del Pil nominale del 2,5%.

Sembra impossibile?

E pensate che questa è la soglia per ridurlo quando il rapporto debito pubblico Pil dell’Italia era al 120%, ora che è al 159%, quanto sarebbe?

Si cercano idee, ragazzi!

Il deficit viene calcolato in rapporto al PIL in modo da definire la possibilità di ripagare il debito accumulato. Così facendo la misura è in grado di ignorare il processo inflativo.

Cos’è il Deficit

Ma cerchiamo di capire meglio cos’è il rapporto Deficit/Pil.

Si tratta di un rapporto, lo dice già la definizione di deficit/pil vi sono due indicatori messi a confronto.

Il primo è il Deficit, con questa nozione ci riferiamo ad un disavanzo ovvero a quella situazione in cui le uscite di uno stato sono maggiori delle entrate, il deficit di bilancio complessivo.

Per uscite di certo non intendiamo una pizza o una cena al ristorante, ma tutti quei soldi che lo Stato impiega per pagare le spese della pubblica amministrazione: le pensioni, la sanità, gli stipendi dei professori tutto quello che esce dalle casse dello Stato per il suo funzionamento e la sua salvaguardia.

Quanto alle entrate indicano ad esempio tutte le tasse che noi paghiamo.

Queste sono minori rispetto ai soldi che lo Stato spende e anche per questo ci troviamo in una situazione di deficit dello Stato.

Fin qui tutto abbastanza semplice.

Se ad esempio le entrate di uno stato sono di 800 miliardi e le uscite di 830 ci sarà un deficit pubblico di 30 miliardi.

Il deficit pubblico non è nient’altro che le entrate meno le uscite, indica dunque il disavanzo primario al netto degli interessi.

Tale deficit statale viene messo in relazione con il Pil per capire come stanno andando le finanze dello Stato in relazione alla sua ricchezza.

deficit/pil

Deficit cos’è e perchè non è sempre male?

Il deficit statale non è sempre necessariamente un male.

Politiche fiscali espansive supportano il reddito e l’attività economica di una nazione.

Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti.

Uno stimolo fiscale del governo ha particolarmente funzionato in due momenti della loro storia dopo la grande depressione del 1929 e dopo la recente crisi finanziaria del 2008.

In questo grafico potete vedere come il New Deal di Roosevelt ha portato il deficit/Pil degli Stati Uniti tra il 4- 5% dallo 0,6 precedente.

La crescita del reddito è passata da -12,9% nel 1932 al più 10,8% nel 1934.

Nel 2009, invece Obama portò il deficit/Pil a sfiorare il 10% per combattere gli effetti della crisi con un PIL di meno 2,5% l’anno successivo.

Gli Stati uniti tornarono a crescere con un PIL al più 2,6%.

Quando si parla di aumentare la spesa di uno Stato bisognerebbe innanzitutto andare a capire effettivamente questi soldi in più come verrebbero spesi e soprattutto per farci che cosa.

Se i soldi servono ad aumentare l’occupazione, a migliorare l’istruzione, a sostenere le imprese allora una politica più espansiva potrebbe premiare sul lungo termine.

Viceversa aumentare la spesa per politiche che non riescono a far crescere l’economia di uno Stato, come ad esempio aumentare ingiustificatamente gli stipendi ai parlamentari o le pensioni d’oro agli ex parlamentari, finirebbe soltanto per aumentare pericolosamente il rapporto deficit/PIL ed esporre lo Stato a tantissimi rischi.

Deficit cos’è e a quanto è arrivato in Italia

Il deficit cos’è lo abbiamo in parte capito, ma in Italia per il 2020 si prevede un deficit pubblico in rapporto al PIL dell’10,9%.

Di certo un simile rapporto deficit/PIL è preoccupante.

Tanto che in Parlamento si discute di quali spese previste nel bilancio possono essere coperte con il recovery fund e quali invece necessitano nuove leggi di spesa.

Ma come sempre i prestiti hanno dei tassi di interesse e se il deficit pubblico non si riduce e il debito toccherà quest’anno quota 158% cosa potrà succedere alle nostre casse di Stato aggiungendo in futuro questi interessi?

l deficit pubblico è la differenza tra uscite e entrate.

Le entrate derivano dalla differenza uscite ed entrate statali.

Le entrate derivano da imposte dirette e indirette.

Le uscite dipendono dalla spesa pubblica e interessi passivi sui prestiti dello Stato.

Oggi, le maggiori variabili di spesa pubblica sono quelle legate al welfare (sanità, istruzione, previdenza) ma anche tutta la macchina della P.A.

Per capire cos’è il deficit dobbiamo inserire altre due nozioni: avanzo e disavanzo primario.

L’avanzo è quando le entrate sono maggiori delle uscite, il disavanzo e nostro deficit pubblico è quando le uscite superano le entrate.

In quest’ultimo caso abbiamo un problema.

Per capire il significato di deficit dobbiamo dire che esso viene espresso in misura percentuale rispetto al PIL.

Rapporto deficit PIL oggi:

Rapporto deficit/PIL Italia in macro

A causa del covid permangono le preoccupazioni sul rapporto deficit PIL Italia.

Per far fronte all’emergenza sanitaria sfociata in grave crisi economica, è stata varata una manovra che prevede di portare il deficit oltre i 55 miliardi.

In pratica il 3,3% del PIL, per un fabbisogno dello Stato che potrebbe superare i 161 miliardi, una manovra inaudita e spaventosa.

Si tratta di quella che sarà la più grande manovra repubblicana e che tocca record negativi.

Il deficit previsto e pari al 10,8% è pari a quello del 1992, mentre un calo del PIL così ampio e repentino non si era mai visto ed è un inedito per la storia repubblicana.

E tutto questo se non ci sarà un nuovo lockdown, come invece paventato in questi ultimi giorni.

L’Italia, secondo il FMI, sarà la peggiore, il suo debito arriverà certamente oltre la soglia del 155% e il PIL avrà un calo del 12,8% tra i peggiori, vi riproponiamo le immagini di approfondimento tratte sempre dal Sole 24H.

Rapporto deficit/PIL Italia in micro

Una riduzione del PIL e un aumento del deficit Pil in Italia ha gravi ripercussioni su tutta l’economia nel breve e nel più lungo periodo.

Si riduce la ricchezza del Paese e si aumenta il livello di potenziale indebitamento a medio lungo termine. Come possiamo leggere nell’immagine tratta da Istat.

Uno scenario di crisi, quale quello attuale, avrà ripercussioni a livello microeconomico, la propensione al risparmio è già aumentata, mentre il potere d’acquisto si è ridotto, una contrazione dei consumi comporta una riduzione ulteriore del PIL.

Uguale percorso seguiranno anche le imprese che, laddove non falliranno, di certo ridurranno la mole degli investimenti e punteranno su una sempre maggiore digitalizzazione per poter sopravvivere cercando nuovi mercati.

Pensioni, tasse, inflazione, occupazione tutto è influenzato dalle variabili espresse dal prodotto interno lordo, è lapalissiano interrogarsi su come possa influenzare una sua variazione.

Le ripercussioni saranno ingenti e richiedono risposte forti.

Il rapporto deficit/PIL è espressione di un sistema più complesso, e se il calo di PIL e l’aumento del deficit faranno schizzare questa misura, è chiaro che l’Italia non può ritardare negli interventi e non può essere lasciata sola.

E voi cosa ne pensate del rapporto deficit/PIL ed in particolare dei livelli che toccherà il rapporto deficit PIL Italia?

Alessandro Moretti

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